Sabato 19 e domenica 20 si è tenuto il ritiro dei catechisti e animatori di gruppo ed i responsabili di servizi presso il monastero di Monte Fiolo in Sabina, vicino Casperia.

è stato un bel momento di condivisione comunitaria, di ascolto della Parola e di programmazione basata sulle linee che ha dato il Parroco nelle sue tre meditazioni seguite da scambi per gruppetti e da una risonanza generale finale. Le tre meditazioni avevano il titolo significativo e programmatico:
– ripartiamo da Dio;
– non date riposo a Dio;
– silenzio, preghiera, Parola, Eucaristia… carità.

Ecco alcune foto:


La sera del sabato è stata contrassegnata da una veglia di preghiera animata dai giovani nella quale si è meditato sui tre momenti della vita di Mosè:
– Mosè giovane ed autoreferenziale;
– Mosè nel deserto di Madian che incontra il Signore;
– Mosè che è chiamato a condurre il suo popolo verso la terra promessa.


I tappa: Es 2,1-10

Meditazione:

Mosè, fin dalla nascita, è oggetto di speciale provvidenza da parte di Dio. Il suo destino era segnato, come quello di tutti i bambini Ebrei sotto il faraone; ma il Signore interviene per mezzo della figlia del faraone stesso. La formazione che Mosè riceverà in virtù di questo salvataggio è un altro segno del particolare favore di Dio per lui; infatti dagli Atti degli Apostoli apprendiamo che Mosè fu istruito “in tutta la sapienza degli Egiziani”, il meglio che si potesse desiderare a quel tempo, tant’è che anche i Greci andavano a scuola da loro per impararne le arti. Fu istruito in tutta la sapienza degli Egiziani…Mosè apprese in ogni campo, dalla politica, alla tecnica, all’economia e ci viene descritto come potente in parole ed in opere. Tuttavia a Mosè manca qualcosa, manca la sapienza più grande, quella della Carità. È infatti solo dopo 40 anni che ci viene detto che “gli venne l’idea di far visita ai suoi fratelli”. Mosè ha la sapienza che chiude in se stessi, sa molte cose, è molto abile e sa di esserlo; tuttavia egli ci viene definito potente in parole ed opere, in contrapposizione alla definizione che di Gesù ci forniscono i discepoli di Emmaus che lo chiamano potente in opere e parole. La predominanza della parola sull’opera indica una sapienza teorica, che non sia fonda sulla pratica, sulla vicinanza al prossimo ma è pronta a giudicarne l’operato. “Io non farei mai come quello lì”… “In quella situazione avrei certo fatto di meglio” … sono queste le basi della sapienza chiusa in se stessa. La sapienza della Carità è diversa, essa può partire dalla conoscenza dei nostri errori, dei nostri limiti anziché da quella delle nostre virtù. Così facendo impariamo a conoscere e vedere i nostri limiti negli altri, non con occhio da giudice, ma con occhio di compassione. L’occhio di chi è passato per quegli stessi errori e che guida poi una mano non chiusa a pugno di condanna, ma aperta a palmo che stringe e tira verso l’alto, per sollevarsi insieme e camminare verso il Signore. In una realtà parrocchiale così grande e complessa come la nostra è molto facile cadere nella prima sapienza di Mosè, forti delle indubbie qualità di ciascuno di noi. Tuttavia è solo chiedendo la seconda Sapienza, da scrivere in maiuscolo, che risponderemo alla provvidenza con cui Dio ci ha favoriti nella nostra vita. Allora saremo veramente potenti, e questa volta in opere…e parole.


II tappa: Es 3,1-8

v. 3: “ora Mosè stava pascolando….”

Situazione di ordinarietà/di quotidianità. Come Mosè, anche noi spesso ci troviamo in giornate nelle quali i tanti impegni e le tante attività scandiscono i minuti della nostra giornata, arrivando a sera senza mai esserci rivolti in modo diretto o indiretto al Signore…. Anche a noi capita di poter vivere dei momenti di aridità spirituale, una fede stantia, che ha bisogno di qualche “scossa”.

v. 3 “Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava”

Mosè si meraviglia… ha 80 anni, ma ciò non gli impedisce di stupirsi ancora una volta. Poteva pensare: a) è pericoloso per me e per le pecore, meglio che scappi…. b) non mi riguarda…. Vado via…. Invece… si accende qualcosa dentro il suo cuore. L’esperienza con Dio ti mette nel cuore delle forze inaspettate, Mosè e anche noi davanti al Signore ci togliamo le maschere e ci mettiamo in discussione, nessuno è mai arrivato, nessuno può sentirsi troppo maturo per incontrarLo…

v. 3 “Voglio avvicinarmi a vedere”

Mosè cerca, è curioso, è aperto al NUOVO, al diverso. Ogni novità della vita può provocare in noi vari sentimenti: 1. Paura, nostalgie e rimpianto per il passato, chiusura, critica… 2. Occasione per crescere, per dare ragione della mia fede, per stimare le persone nuove che mi si presentano dinnanzi. La novità mette alla prova il mio essere cristiano maturo che stima a vicenda il fratello, il pastore che mi guida e al quale mi affido, il Santo Padre che è a capo della Chiesa. La Parrocchia davanti alle novità diventa luogo di incontro, di dialogo, di scambio , di flussi di energia dello Spirito in cui Cristo è al centro.

v. 4 “Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: Mosè, Mosè!”

Proprio quando Mosè poteva sentirsi un fallito, un abbandonato, Qualcuno lo chiama; Dio lo chiama per nome. Richiamo al battesimo che rende ciascuno di noi re, sacerdote e profeta, capace di gesti e opere profetiche, in virtù di quella chiamata a figlio! Dio si interessa del suo popolo, si interessa di Mosè, gli appartiene. Ciascuno di noi appartiene a Cristo, siamo per Lui unici. La doppia cela sempre nella Bibbia qualcosa di particolarmente importante: è il segno della svolta nella vita di Mosè; è segno tangibile della presenza di Dio. Duo scardina le prospettive umane, c’è un roveto che arde e non consuma… Nel mistero non possiamo entrarci, ma possiamo avvicinarci, possiamo lasciarci condurre e ascoltare ciò che il Signore vuole dirci. Lui però ci chiede di : -abbandonare le nostre categorie umane troppo terrene (roveto), -essere umili e docili, pronti a servirLo come Lui vorrà, facendoci servi inutili: sarà il pastore illuminato dallo Spirito, ad indicarci come mettere a frutto i nostri talenti all’interno della comunità.

L’iniziativa è di DIO: Mosè capisce che deve tacere mentre Dio si fa trovare. A noi è chiesto di conoscere sempre più la bellezza del mistero di quel roveto per mostrarlo poi agli altri.


III tappa: Es 13, 27-32

Meditazione:

Gli israeliti sono appena usciti dalla terra d’Egitto e si sentono disorientati sebbene a guidarli ci sia Mosè. Non comprendono quale sia la loro meta né come fare per raggiungerla, ma sanno di essere armati di Dio: accompagnati di notte dal fuoco, e guidati di giorno dalla nube che gli indica la strada.
Quante volte ci capita di non comprendere il progetto che Dio ha per noi e di scoraggiarci con facilità! Questo ci spaventa e ci impedisce di percepire la Sua presenza che mai viene a mancare, né di giorno né di notte!
Ricordiamoci sempre che quando non vediamo due paia di orme sulla sabbia è perché Lui ci sta portando in braccio


Preghiera

Signore, nella nostra vita ci sentiamo spesso dei Mosè sapienti. Ci vantiamo dei nostri successi, diamo troppa importanza alle cose effimere, alle cose dell’uomo. Siamo sempre più spesso concentrati su noi stessi vivendo un tempo dell’uomo, nel quale il focus è l’IO. Allora Signore, aiutaci ad uscire da questo tempo dell’uomo, dal nostro egocentrismo perché vogliamo sperimentare qualcosa di più della quotidianità umana, qualcosa che va oltre la fragilità dell’uomo. Vogliamo scoprire ciò che di bello c’è se ci si lascia guidare. Abbiamo bisogno di aiuto e Ti cerchiamo, bussiamo alle porte del Tuo cuore. Accoglici perché ci affidiamo a Te!