Una serata all’insegna del dialogo, del confronto, non una classica conferenza, quella che si è svolta mercoledì 2 febbraio 2022 in Parrocchia. A due ragazzi del gruppo universitari, Giulia e Ante, l’onore di presentare gli illustri relatori: fr. Massimo Fusarelli Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori e don Armando Matteo Sottosegretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Al nostro Parroco, Mons. Andrea Celli, don Andrea, il compito di introdurre la serata soffermandosi sull’importanza dell’Evangelizzazione nel nostro tempo, “Papa Francesco ci spinge ad un vero e proprio cambiamento ecclesiale che poi è un vero e proprio cambiamento d’epoca per evitare di lasciare alle nuove generazioni una Chiesa bella, ma vuota piena di passato ma poco di avvenire”. Proprio per questo ha scelto questo tema, in linea con il percorso sinodale che la Parrocchia sta seguendo nell’ambito del percorso diocesano e che vedrà celebrarsi la prossima assemblea sinodale sabato 19 febbraio.
“E’ forse il tempo – ha proseguito don Andrea – di scelte, di cambiare, di analizzare il futuro alla luce delle sfide in materia di evangelizzazione”.

Fr. Massimo Fusarelli – Ministro Generale da appena sette mesi – si è soffermato sul concetto di cattolicità. “La Chiesa cattolica è una Chiesa universale – ha detto il religioso -, dunque una realtà diffusa in modo capillare” laddove “la cattolicità può essere intesa come una tensione tra il particolare e l’universale, appunto, per dire che non c’è uniformità; non si tratta di conservare una realtà monolitica, ma di tenere insieme e mettere in relazione i diversi elementi che la costituiscono, in una tensione creativa”.

“Come riusciamo oggi a essere Chiesa secondo il tutto e non secondo il particolare?” si è chiesto il religioso approfondendo, inoltre, l’aspetto della tensione tra il particolare e l’universale che vorremmo risolvere in favore dell’uno o dell’altro. “Noi conosciamo la gente, mentre l’universale è astratto, esiste quindi nella realtà una tensione bipolare continua”. E’ una tensione polare da tenere viva          tra universale e particolare, tra territorio e pianeta, tra condivisione di vita e annuncio: frontiere.
Ha poi citato il n° 278 dell’Enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco Chiamata a incarnarsi in ogni situazione e presente attraverso i secoli in ogni luogo della terra -questo significa “cattolica”, la Chiesa può comprendere, a partire dalla propria esperienza di grazia e di peccato, la bellezza dell’invito all’amore universale. Infatti, «tutto ciò ch’è umano ci riguarda. […] Dovunque i consessi dei popoli si riuniscono per stabilire i diritti e i doveri dell’uomo, noi siamo onorati, quando ce lo consentono, di assiderci fra loro».
Si è poi chiesto quali sono le nuove frontiere? Come far risuonare la Buona Notizia in questo cambiamento d’epoca? Al concetto di frontiera ha voluto dare il significato del limen, soglia tra ambienti e mondi diversi. Soglie come esperienze e luoghi dove l’umano si offre a noi oggi con una intensità che apre varchi, rende possibili sguardi altri, fa superare ciò che già è saputo.

Ha concluso il suo intervento approfondendo quattro soglie che brevemente riepiloghiamo:
Prima soglia, quella del linguaggio/i
Restare aperti ai linguaggi e culture altre, lasciarsene toccare e permettere a immagini e immaginazioni diverse di crescere dentro di noi e farci guardare da un altro punto di vista il nostro approccio al mondo, la persona, a Dio stesso.
Seconda soglia lo spostamento di popoli
Guardare a questa realtà come a un segno dei tempi. L’annuncio tenendo conto di più di questa realtà quali vie?
Terza soglia le nuove spiritualità
Ricerca di qualcosa di spirituale, benché vago impersonale, è presente e ha mille espressioni. Ripensare i nostri modi di credere, celebrare, esprimere la presenza di Dio. Sostare sulla soglia di una ricerca religiosa che cambia e che ci interpella.
Quarta soglia gli squilibri micro e macro
San Francesco si è lasciato scuotere dalla presenza dei lebbrosi ed è passato al vivere con loro e tra loro. L’ascolto della realtà ci aiuti a ripensare il “come” della Chiesa, pastorale, evangelizzazione e carità. Ci aiuti il respiro secondo il tutto, a superare i nostri confini e a lasciarsi evangelizzare da nuove Chiese, da genti altre, dove lo Spirito danza.

Don Andrea dopo aver ringraziato Fr. Fusarelli, ha introdotto don Armando Matteo, che ha conosciuto attraverso alcuni dei suoi libri come Pastorale 4.0 e Convertire Peter Pan, “attraverso questi libri esprime una novità che si proietta sul futuro della Chiesa, già presente, e chiede un cambiamento rispetto al si è fatto sempre così, ci spinge a pensare ai modi di evangelizzazione in modo acuto, convincente ed arguto”.

Proponendo una trattazione divertente, ma anche critica e pungente, don Armando Matteo, ha sottolineato il cambiamento e l’emancipazione di cui la nostra generazione è protagonista, parlando di una società longeva, ricca e benestante, al cui benessere hanno contribuito “lo sviluppo farmaceutico e tecnologico e la diffusione dell’informazione oltre che la possibilità di studiare e di formarci. Da qui il richiamo a “quel cambiamento d’epoca di cui parla Papa Francesco“, che “va accostato dalla Chiesa positivamente”, certi di “non poter rispondere alla domande di oggi con le risposte di ieri”. Ecco allora il richiamo al Magistero, e in particolare all’esortazione apostolica Evangelii gaudium, «nella quale il Papa al n° 27 ci dice che ogni cosa deve essere cambiata – ha affermato don Matteo -, dimostrando che la Chiesa ha qualcosa da dire all’uomo di oggi che morde e azzanna la vita», che equivale «non ad adeguarsi ai tempi moderni» ma a offrire “un approccio consolante”.
Secondo don Matteo, la Chiesa Sinodale è quella che entra in contatto con l’umano che non ha più spazio, nemmeno con la morte. “Entriamo nel Sinodo perché abbiamo bisogno di una Chiesa diversa che possa parlare agli adulti di oggi e indirizzarli verso Gesù”. Ha, infine, ribadito come la Chiesa ha nelle sue corde la parola della gioia della vita, e che qualcuno, come il capitalismo, ha capito che in questo cambiamento deve utilizzare proprio i temi della gioia, della bellezza e della ricerca di vita.

Tante sono state poi le domande e le considerazioni dei presenti a cui hanno voluto con generosità rispondere i due relatori.

Di seguito il video, alcune foto e l’articolo di Roma Sette (Avvenire)