Venerdì 25 settembre, a circa un anno dal mio ingresso, è venuto in visita pastorale il Cardinale Vicario Angelo De Donatis. Ha visitato i luoghi parrocchiali restaurati e ha incontrato tutti i gruppi parrocchiali. A seguito ha celebrato l’Eucaristia con tutta la Comunità.


Ecco il saluto iniziale di don Andrea:

Eminenza Reverendissima,

o carissimo don Angelo, come ti fai amabilmente chiamare da coloro che ti vogliono bene, il nostro cuore questa sera è in festa e pieno di gioia per la tua
visita pastorale. Proprio di questi tempi, il 27 settembre dello scorso anno, hai avuto la delicatezza paterna di accompagnarmi ed introdurmi come Parroco in questa comunità. Fu un momento per tutti di grande trepidazione e per molti anche un po’ di confusione, dopo 18 anni di guida dello stesso Pastore, ma dentro di noi regnava la certezza che il progetto di Dio, da te magistralmente scrutato e conosciuto, chiedeva a tutti noi di affidarci con libertà d’animo e verità di Spirito. La tua venuta oggi, a un anno di distanza, significa per tutti noi l’attenzione che la Diocesi di Roma pone alla crescita pastorale di questa Parrocchia; ci sentiamo tessuto vitale della realtà diocesana, in forte comunione con il nostro Vescovo, Papa Francesco, cui ci lega una vicinanza fisica (da più parti della nostra Parrocchia si vede il “Cupolone”, cui i Romani sono particolarmente legati), espressione di una vicinanza spirituale.

Lo stesso vale per te, caro don Angelo, che sei presente in tutte le nostre celebrazioni quando pronunciamo il tuo nome nella preghiera eucaristica e in essa significhiamo il nostro diventare uomini e donne eucaristici, pronti a spezzarci nel seguire Gesù nelle vie di evangelizzazione parrocchiali e diocesane. L’anno scorso ebbi modo di dire: «se il Progetto è nella verità di Dio, porterà dei frutti insperati e realizzerà l’oggi della salvezza»; questi frutti già li vediamo nel consolidamento dei gruppi da tempo esistenti, nella crescita di nuovi gruppi, nelle molteplici attività che vedono l’impegno dei sacerdoti e di tanti laici che con la loro opera mostrano – come lo definisci tu – il volto più bello della Chiesa nel loro cammino quotidiano di santità.

È stato un anno difficile, quello scorso, per via del Covid-19? Forse, ma al netto di tanta sofferenza, è stato anche molto bello, perché la Comunità parrocchiale si è sentita coesa nelle forme più diverse della comunione dettate dallo Spirito, annunciando la speranza cristiana e spargendo generosamente il profumo di Dio.
Il 27 settembre del 1957 è stata eretta la nostra Parrocchia e da allora, per ben 63 lunghi anni, grazie anche ai Parroci che mi hanno preceduto, ai sacerdoti collaboratori ed ai tanti laici, ininterrottamente si è annunciata in questo territorio la Parola di salvezza.

Che il Signore ci guidi e ci accompagni, come sempre ha fatto, in questo nuovo anno pastorale, che si apre con una carezza dello Spirito Santo, grazie alla tua visita pastorale.

don Andrea


Ecco una sintesi dell’omelia:

Inizio anno pastorale, sono contento e don Andrea mi ha sempre informato del vostro cammino quindi ho sentito come un dovere di padre quello di tornare e incoraggiarvi ad andare avanti.
La parola di Dio ci aiuta con 3 domande:
– che guadagno ha chi si dà da fare con fatica?
– Che cosa è l’uomo perché tu l’abbia a cuore?
– le folle chi dicono che io sia?
Tre interrogativi che ci toccano profondamente
Il primo è molto attuale: riflessione sull’agire dell’uomo nel tempo. “C’è un tempo giusto per…” compare 28 volte e nel simbolismo biblico questo numero ci dice la totalità. C’è un tempo giusto per ogni cosa e necessario è il discernimento: sperimentiamo difficoltà e a volte impossibilità ma “Dio ha fatto bella ogni cosa a suo tempo” e “l’uomo ha nel cuore la durata dei tempi” eppure questo tempo gli sfugge, non può capire l’arco complessivo dell’opera di Dio. Per questo spesso viviamo frammentati e a volte in maniera contraddittoria. Quindi nasce il primo interrogativo: che senso ha fare ciò che facciamo? L’Autore della Scrittura di oggi lascia in sospeso la domanda ma suggerisce nei versi successivo un atteggiamento da vivere: il timore di Dio. E questo tempo che stiamo vivendo ha suscitato proprio ciò: non la paura ma il timore, il senso di Dio e della sua trascendenza, nutrendo il rispetto del suo mistero. La risposta all’interrogatorio è questa: nessun guadagno se pensiamo che il senso della nostra vita dipenda dalla nostra fatica a cui spesso aspettiamo di ricevere una ricompensa. Se invece andiamo avanti e capiamo che tutto dipende da Dio e viviamo nel timore di Dio, comprendiamo che la gioia di vivere dipende dal dono di Dio e dal convertirsi a questa logica del dono della nostra vita alla sequela di Gesù.
Quando non viviamo in questa logica diventiamo tristi e ci chiudiamo in noi stessi.
Mentre il tempo rivela il suo significato a chi lo riempie di gratuità nel donarsi e nel prendersi cura: come la lettura di Paolo di oggi: “siamo stati amorevoli come una madre”.
La logica del dono ci fa cogliere il senso del tempo e Gesù è la pienezza del tempo perché “Gesù è il tempo che Dio ha perso per noi”.

Quindi l’augurio è quello di chiedere al Padre di vivere come Gesù nel dono di noi stessi, in modo tale che tutto ciò che facciamo possa vivere il dono gratuito dell’amore.
Ci affidiamo a Maria e alla intercessione di San Pio X affinché la vostra bella comunità continui con le indicazioni che la Parola di Dio ci ha lasciato questa sera.


Ecco alcune foto: