Santa Pasqua 2020

Carissimi Parrocchiani,

questo anno celebriamo il Triduo Pasquale, cioè il Giovedì, Venerdì e Sabato Santo e anche la Domenica di Pasqua in maniera del tutto nuova e certamente diversa.

In questa diversità non possiamo non scorgere, in un’ottica cristiana, la verità di Gesù che ci interroga e ci incontra nella storia. Se “Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre” la storia che abitiamo è invece mutevole e diversa, siamo noi che la viviamo e in questo momento ci sembra addirittura di subirla per le tante sfide da essa presentate, ma anche per le altrettante opportunità da cogliere: prima tra tutte quella di riflettere sull’oggi di Dio che è oggi di salvezza.

Ci siamo preparati in Quaresima attraversando il deserto dell’isolamento forzato, che probabilmente ci ha aiutato a riscoprire degli aspetti di noi stessi e delle persone che ci sono accanto, che avevamo dimenticato o non sufficientemente valorizzato. Ci siamo riappropriati del nostro tempo e dei nostri spazi, e per molti credo che il maggior tempo di riflessione e di preghiera sia servito a riscoprire la verità della propria fede e del proprio io, in una dimensione pura, perché sciolta da ogni forma di condizionamento e di corruzione esterni.

Ora si apre davanti a noi il tempo della Passione, morte e Resurrezione del Signore Gesù, e se anche continua l’isolamento che non ci permette di vivere in comunità (uno accanto all’altro), le celebrazioni ci danno la possibilità di dare un nome a ciò che ci accade, e rivestirlo di un grande impegno personale: quest’anno la Liturgia di Pasqua dovrebbe trovarci tutti più compresi, attenti, solleciti, uniti per una partecipazione totale ed una immedesimazione di un amore vero al Mistero di Gesù che si offre, in obbedienza al Padre, donando totalmente il suo corpo nello Spirito. E questo perché, attraversata la via dolorosa con Gesù, tutti abbiamo voglia di Resurrezione, di liberazione, di ritorno alla vita piena, di assaporare il Mistero della Redenzione e cioè il Mistero Pasquale.

Cosi nel Giovedì Santo, se anche non è stato possibile celebrare il rito della lavanda dei piedi, ugualmente siamo chinati su tutti “i piedi sofferenti” dell’umanità colpita da questo terribile virus, per riconoscere la nostra fragilità umana e la nostra fratellanza comune e, infine, risollevarci attraverso l’amore, lo stesso che Gesù ha avuto per noi consegnandosi totalmente all’uomo.

Il Venerdì Santo, il giorno dell’abbandono di Dio, quello della sua morte, ha rappresentato le domande che più volte abbiamo rivolto al Padre in questo tempo: “come mai Signore permetti tutto questo? Perché sembri inerme di fronte a tanta sofferenza e morte?” Ci siamo resi conto che entrare nel Mistero di Dio vuol dire trovare la risposta: si tratta di passare dal Calvario per fare Pasqua; il modo vero di vivere appieno nella morte di se stessi quell’Amore di Dio che vince e resuscita.

La Veglia del Sabato Santo, celebrata a porte chiuse, annuncia la vittoria di Dio, la vittoria della vita sulla morte, quella vita donata a caro prezzo e conquistata dal sangue del Figlio; quella vita che è dono continuo affinché non muoia, è rigenerazione nello Spirito, è il canto di gioia dell’Alleluia, che può uscire dalle nostre bocche e dal nostro cuore ed arrivare fino al cielo, solo se vissuto nella pienezza dell’Amore.

Quest’Amore cristiano ha profondamente informato di sé la nostra Comunità parrocchiale in questi ultimi mesi, ed è il modo più proprio con il quale voglio augurare a tutti voi una Santa Pasqua di Resurrezione, liberati da ogni male, per una vera vita in Cristo, l’unica che segna la nostra esistenza per l’eternità.

Coraggio! Ce la faremo e torneremo a stare insieme con ancor più voglia per crescere nella fede in Cristo Gesù Risorto!

                                                                                       don Andrea