S. Pasqua 2021

Carissimi Parrocchiani,
lasciamoci visitare da Dio in questo tempo così difficile e che a lungo ha provato la nostra pazienza, il nostro equilibrio e la nostra fermezza.

Una Pasqua, anche quest’anno, segnata dalla presenza ingombrante, nella nostra vita, della nota pandemia. Forse un po’ diversa rispetto allo scorso anno, come le celebrazioni pasquali a porte chiuse, ma comunque sempre limitata da restrizioni ed orari che comprimono inevitabilmente le nostre espressioni di piena libertà. La ripresa parziale della “nostra vita di prima”, ci fa riflettere sulla possibilità di vivere, con maggiore consapevolezza, questa Pasqua nell’intimità nascosta di Dio: da una parte, sentendo il freddo e il vuoto di un sepolcro che ci fa paura, dall’altra, nella gioia, tanto attesa, della Resurrezione, e nella responsabilità di annunciarla con un carico maggiore di speranza.

Mai come in questo tempo sento che siamo tutti chiamati ad «entrare nelle cose del Padre», come ricordavo nell’omelia in occasione della solennità di San Giuseppe, esercizio dello spirito che ci abilita ad una sensibilità diversa, ad accorgerci di cosa è essenziale, delle sofferenze degli altri, perché le nostre preoccupazioni e le ferite di questi mesi hanno colpito così tanto il nostro cuore da creare delle feritoie dalle quali scorgere chi è stato colpito dalla malattia, chi ha perso persone care, chi è andato in Cielo prima del tempo, o semplicemente chi è impaurito, solo, o preoccupato per un futuro difficile da affrontare.

Questa Pasqua, immersa nella pandemia, è pur sempre annuncio di Resurrezione, di vittoria della vita sulla morte, del bene sul male; ci obbliga più che mai a riflettere in modo crudo sulla nostra vocazione cristiana che è obbedienza al progetto di Dio.

Cosa sarebbe la nostra esistenza senza Dio? E senza il Dio di Gesù Cristo, morto e risorto? Cosa sarebbe della nostra figliolanza e appartenenza ai nostri genitori, della nostra fratellanza di amore di amicizia, della nostra paternità e maternità di amore generativo? Sarebbe tutto sterile, vuoto e freddo, come quel sepolcro a Gerusalemme che non è stato abitato a lungo da Gesù, ma che ha assistito alla sua Resurrezione, per una vita eterna nella pienezza dell’amore e nella comunione con l’Eterno Padre.

Per noi Pasqua, come ci ricorda il Santo Padre, è «trasformare il silenzio in parola, l’inerzia in aiuto, l’egoismo in interesse per gli altri, la paura in coraggio di testimonianza». Si tratta di entrare nel mistero del Figlio di Dio in quei passaggi di fede che viviamo quotidianamente nella ferialità, nei nostri ambienti di vita e di lavoro, nella nostra comunità di San Pio X, per comprendere sempre di più e sempre meglio dove ci sta conducendo e che cosa voglia da noi.

Certamente vedo sempre di più, in una crescita silenziosa e fattiva, persone che nella nostra comunità si mettono in gioco, impegnandosi nella formazione catechetica e di evangelizzazione; vedo tanti giovani, adulti e anziani che si spendono perché i servizi liturgici, di accoglienza, e di decoro degli ambienti parrocchiali, esprimano la testimonianza di una cura necessaria in favore delle persone del territorio, cura che prima di tutto ha avuto il Signore nei nostri confronti. Vedo tanti altri che, con coraggio creativo, si sono messi a disposizione delle famiglie in difficoltà, degli anziani soli, delle persone particolarmente ferite o fragili in questo tempo difficile. E soprattutto percepisco l’entusiasmo con il quale tanti si avvicinano alla parrocchia e godono del clima di fratellanza e di apertura, mai di giudizio, nel quale cogliere il profumo di Dio sparso da tante “anime belle” che vi partecipano.

Tutto nasce, ed è coerente con il progetto di salvezza che Dio ha per ciascuno di noi, nella Pasqua che lo realizza pienamente. I verbi di azione di Gesù, che abbiamo ascoltato nella celebrazione del Giovedì Santo (alzarsi, cingersi il grembiule, chinarsi, lavare i piedi agli Apostoli), e quelli sui quali abbiamo meditato davanti all’altare della reposizione (prendere, rendere grazie, spezzare, versare, dare), ci hanno fatto entrare nelle «cose del Padre». Leggevo in Isaia, al capitolo 52, versetto 1: «Svegliati, rivestiti della tua magnificenza, Sion; indossa le vesti più belle, Gerusalemme, città santa». Sion ora siamo noi, il popolo di Dio e l’invito è quello di far festa e di svegliarci dal torpore del sonno dell’inquietudine.

Diamo lode a Dio per questo cammino parrocchiale comunitario, ringraziamo chi, anche nel silenzio, riempie del fuoco dell’amicizia di Dio i cuori di tutti noi, chi con l’esempio e la fattiva azione di carità e comunione è testimonianza verace per le persone lontane dalla fede. Ringraziamo il Signore per i nostri sacerdoti che, nonostante i limiti creaturali che tutti noi abbiamo, sono quotidianamente al servizio del Regno di Dio, senza anteporre nulla di proprio alla paterna responsabilità pastorale che sentono come primaria.

«Il Signore che vede nel segreto vi ricompenserà», lo abbiamo ascoltato all’inizio del tempo di Quaresima, ed oggi, giorno di Pasqua, ne sentiamo tutto il sapore: la nostra ricompensa è vivere con Gesù, è assaporare ogni giorno la bellezza della nostra vocazione cristiana battesimale; essere accompagnati da Cristo nell’accoglienza ed apertura nei confronti dell’altro, nel servizio per i bambini, i giovani e gli anziani, nell’ascolto delle famiglie, nella meditazione sulla Parola di Dio, nelle nostre celebrazioni sacramentali… in una parola: nella gioia di ciò che siamo, abitati dallo Spirito Santo, tenera e continua carezza dell’Amore di Dio che ci permette di vivere come risorti al di là ed oltre ogni piccola o grande morte.

Buona Pasqua, allora, a tutti e a ciascuno, nella gioia del Cristo Risorto, Amore senza fine,
don Andrea


Scarica_pdf_Auguri di Pasqua ai Parrocchiani