Venerdì 17 dicembre 2021 si è tenuta la liturgia natalizia della “Posada”, una tradizione che affonda le sue radici nella cultura del popolo messicano e che letteralmente significa “ospitalità”. Tutta la Comunità parrocchiale di San Pio X ha voluto fare memoria e ripercorrere il viaggio che Maria e Giuseppe hanno compiuto la notte di Natale.

Li abbiamo accompagnati, per le strade del nostro quartiere, che idealmente rappresentano i luoghi del cuore, per dare casa al Mistero del Natale, per riscoprire le ragioni del nostro credere. Il senso del nostro peregrinare è stato quello di chiedere al Signore una fede che non si stanca di camminare per le strade del mondo e di incontrare Cristo nel volto del più povero, una fede che non si stanca di bussare alle porte dell’umanità, una fede umile, povera, semplice, coraggiosa…in una parola…sinodale.

Tutto è partito da piazza della Balduina, dove è stato proclamato il Vangelo di Luca che racconta della nascita di Gesù. Giuseppe e Maria (Francesco Tosoratto e Giuia Lezzi, due ragazzi del gruppo universitari), portata in giro da un’asina (un animale in carne ed ossa che ci è stato dato in prestito dalla fattoria didattica di Andrea Lunerti), hanno aperto la processione, seguiti dai Sacerdoti, da circa 120 bambini vestiti da angeli, dai catechisti, dagli animatori, dal coro, dai gruppi parrocchiali, dai giovani agli anziani, e da tutta l’assemblea che ha cantato e pregato durante il tragitto. I partecipanti si sono suddivisi in pellegrini, uomini e donne che hanno supportato Maria e Giuseppe nella richiesta di ospitalità, e locandieri, gente che non ha accolto e non ha voluto accogliere la nascita di Gesù. Tutti i dialoghi tra le due parti sono stati cantati, in un’alternanza di richieste e rifiuti, con parole e gesti.

Sei tappe distribuite nell’intera piazza hanno dato vita al percorso: il supermercato, il negozio di borse, il panificio, il negozio di dolci ed il negozio di idraulica; ad ogni tappa ha corrisposto l’attribuzione di un peccato, l’ostacolo che ha impedito e impedisce ancora oggi l’incontro con il Signore che passa. Ciascun gruppo pastorale, ha avuto assegnato un peccato che ha voluto attualizzare con riflessioni, scenette e canti: l’ira e la gola sono trattati dal gruppo anziani, l’egoismo e l’avarizia dai giovani e giovanissimi, l’invidia e la gelosia dal gruppo delle cresime, la superbia e la lussuria dal gruppo adulti e l’ultimo peccato quello dell’accidia, è stato analizzato dagli universitari.

Alla fine di ogni tappa, i bambini hanno suonato le campanelle e l’Angelo solista (impersonato da Fratel Gustavo con la sua splendida voce) ha intonato un ritornello per smuovere e risvegliare la coscienza dell’uomo, interrogandolo sull’aridità e l’indifferenza del proprio cuore.

Il percorso è terminato sul sagrato, dove Maria e Giuseppe hanno bussato alle porte della Chiesa, per chiedere accoglienza. Lì, Don Andrea, l’ultimo locandiere che ha riconosciuto Maria e Giuseppe ha chiesto perdono per tutti i locandieri che lo hanno preceduto ed in generale per tutti gli uomini che non hanno voluto riconoscere e accogliere il Signore e che ancora oggi non si lasciano stupire dall’Annuncio di Salvezza.

Dopo aver cantato con gioia di voler accogliere i viandanti in nome del Salvatore ha recitato questa preghiera, in ginocchio davanti a Giuseppe e Maria:

Mio Salvatore, mia Regina, in ginocchio vi chiedo perdono.   Pietà di me, dell’uomo che sono e dell’umanità che rappresento. Vi chiedo perdono, per gli uomini che non vi hanno riconosciuto e vi hanno chiuso la porta, per gli uomini che non vi hanno voluto riconoscere e non vi hanno fatto entrare, per gli uomini che non si sono preoccupati della vostra sorte, per gli uomini che non hanno saputo fidarsi, ed affidarsi a voi.
Vi chiedo perdono, per la superbia, la lussuria e l’avarizia del cuore umano, per l’invidia, la gola e l’ira della mente umana.
Vi chiedo perdono, per l’accidia e l’indifferenza dell’uomo di fronte alla venuta del Signore. Vi chiedo perdono, in questa Notte Santa, per tutte le volte in cui non abbiamo riconosciuto nel prossimo o nell’ultimo dei nostri fratelli il Dio che viene, povero e indifeso, bisognoso della nostra accoglienza del cuore e del nostro aiuto materiale. Per tutte le volte in cui hanno vinto le nostre paure, i nostri interessi, i nostri giudizi e ci siamo voltati dall’altra parte dando la schiena alla verità della nostra vera vita: il Dio con noi, il Dio che attraverso l’altro vuole abitare in noi. Vi chiedo perdono per la grande miseria dell’umanità davanti alla grandezza del mistero di Dio che si fa uomo per noi.
Mio Salvatore, insegna al cuore dell’uomo le vie dell’amore.
Mia Regina, insegna al cuore dell’uomo le vie dell’accoglienza.
Mio esempio di fedeltà insegna al cuore dell’uomo le vie dell’obbedienza.
In questa Notte Santa, dove la Gioia del Creatore contiene tutte le sue creature, possa il Verbo Divino    incarnarsi nel nostro cuore e parlare ancora una volta ad ognuno di noi.

Al termine, tutti hanno fatto ingresso in Chiesa e davanti alla Capanna, il Parroco ha rivolto alcune parole a tutta la Comunità, meditando sul mistero della Salvezza come dono di accoglienza. Ed in particolare.

“La Salvezza contiene un programma di vita […] il verbo accogliere ha incontrato stasera idealmente le nostre, quelle resistenze dei locandieri che ci hanno messo di fronte ai nostri peccati […] i peccati che sono dell’umanità, i nostri; il vero cristiano è colui che anche nella sua casa riconosce se stesso come viandante, come uno straniero. Tutti noi ci possiamo riconoscere in Giuseppe e Maria, viandanti del mondo, che cercano alloggio nel cuore di Gesù […]. Noi non siamo fatti per chiuderci e isolarci […] la nostra vita deve diventare risposta responsabile alla grande domanda di amore che ognuno di noi ha dentro il suo cuore, domande che ci turbano: “Hai accolto veramente? Hai fatto spazio perché Dio rinasca nella povertà della tua persona? Ti sei fatto prossimo dell’altro? Nel nostro cammino sinodale, che Papa Francesco ci spinge fortemente ad intraprendere, l’accoglienza è la prima tappa, perché è ascolto, è tolleranza […] l’ascolto fa parte della spiritualità biblica del credente, dei ritmi di vita del prossimo”. 

Al termine della riflessione ha impartito la benedizione finale sull’assemblea concludendo il momento liturgico.

La festa ho proseguito poi con la rottura della pignatta, una gigante palla a sette punte (simboleggianti i sette peccati), da parte dei bambini che hanno ricevuto in dono dolci e caramelle. Il significato antico di questa tradizione vuole la vittoria del bene sul male: l’uomo che accoglie il Dio che viene, vince le sue paure e riceve come ricompensa grandi benedizioni.

Questa liturgia comunitaria è stata una festa di tutti i gruppi e la sua splendida riuscita il frutto di un lavoro attento, curato e sinodale.

Il gruppo anziani ha lavorato per quasi un mese ritagliando i vestiti e le ali che hanno permesso ai bambini di fare gli angioletti. Ciascun gruppo pastorale ha meditato sul peccato assegnato e ha partecipato con cuore. La struttura della locanda è opera delle mani preziose di Massimo Gatti, la pignatta e l’animazione del coro delle mani preziose di Agnese Ortone; c’è chi ha lavorato ai testi dei dialoghi, al servizio d’ordine, chi ha permesso che l’audio si sentisse all’interno della piazza, chi si è messo al servizio delle persone più fragili, chi ha fatto il lavoro più umile della raccolta dei bisogni dell’asina per lasciare pulito il percorso; i ragazzi e gli adulti del servizio d’ordine che hanno supportato i vigili e i carabinieri, il Presidente del Municipio che ha contribuito al fatto che questa manifestazione si svolgesse; i bambini e le loro famiglie, numerosissime, che hanno portato gioia e calore, e tutti coloro che hanno partecipato cantando e pregando.

Un ringraziamento particolare al Parroco e ai Sacerdoti della Comunità, che hanno creduto che il Miracolo del Natale potesse verificarsi, oggi e qui, in questo tempo e in questa storia, con questa splendida Comunità.

A seguire una selezione di foto:

PREPARATIVI…

DURANTE…