Terza tappa del percorso comunitario dei Venerdì di Quaresima, con la Riflessione sul Vangelo della Passione secondo Giovanni della professoressa Bruna Costacurta. L’evangelista – ha detto – “si muove su piani paralleli, ha dei messaggi duplici che vuole veicolare durante la sua narrazione. In questo brano” – continua la professoressa – “la morte sembra prendere il sopravvento, ma invece la vita fiorisce da questa morte. Questo testo ci permette di entrare nel Mistero, ci addentra al Mistero di Dio che è complesso”.
La professoressa si è soffermata sul versetto: “Ho sete”.

Riportiamo di seguito alcuni appunti tratti dall’intervento della professoressa che un parrocchiano ha voluto condividere:

Per compiere la scrittura oppure proprio perché tutta la Scrittura è stata compiuta Gesù dice: ho sete. Partendo da queste parole, Giovanni ci riporta al desiderio di Dio Come nel salmo 41: “La mia anima ha sete di Dio“. Giovanni offre delle indicazioni più precise sulla “sete” di Gesù. Torna l’immagine della samaritana e Gesù al pozzo: Gesù chiede acqua per donare lo Spirito, un pretesto che gli permette di intavolare il discorso sull’acqua che Gesù dona all’uomo e che zampilla per la vita eterna, l’acqua che disseta per sempre.
L’acqua è lo Spirito, Gesù promette l’acqua viva. Gesù è la sorgente della vita e Giovanni dice: la sorgente muore assetata. Gesù muore come un malfattore dicendo: ho sete. E proprio il desiderio di voler bere porta Gesù a prendere l’aceto e quindi dire che tutto è compiuto. Ma è Gesù che chiede …per dare!
I doni che Dio ci offre sono nella totale libertà, non impone i suoi doni, sono gratuiti, non ci costringe ad accettarli, si appella alla libertà dell’uomo. Come possiamo ringraziare in modo adeguato davanti a un Dio che dona la sua vita per noi? Noi uomini siamo liberati dal peso di una gratitudine che potrebbe schiacciarci.

La risposta dell’uomo alla richiesta di Gesù che ha sete è offrirgli aceto! Anche l’aceto porta a termine la scrittura, Sal 69. Quando avevo sete mi hanno dato aceto: segno di scherno, è segno del rifiuto. Era necessario anche il rifiuto, l’amore per chi ci odia. L’aceto è anche un simbolo diverso: nel libro di Rut è segno di accoglienza e di alleanza tra Rut e il re Booz, gesto di risposta di un dono del Re verso Rut, il gesto della tenerezza.

Ho sete per poter dare lo Spirito, l’aceto per poter portare l’amore fino alla fine e provocare così la risposta.

La professa ci ha ricordato infine che tutti noi siamo posti davanti ad una duplicità, adesso tocca a noi decidere quale aceto dare alla Sorgente che muore assetata, ma ci dona la vita eterna. Nella vita dobbiamo prendere posizione e schierarci. Il Signore ci aiuti a operare sempre le scelte giuste.

 

Di seguito il video ed alcune foto: