L’inviolabilità dei diritti della persona umana è riconoscimento del suo valore infinito nella Costituzione

di Emanule Lorenzetti

Ieri sera l’Auditorium di San Pio X ha ospitato il secondo incontro magistrale del Progetto Persona, con Relatori di tutta eccezione, per la loro storia di vita personale e per le competenze maturate: il Presidente Marta Cartabia, Presidente Emerito della Corte Costituzionale e già Ministro della Giustizia nel Governo Draghi, insieme a S.E. Mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto, nonché uno tra i maggiori teologi e conferenziere di fama internazionale.

L’incontro è stato aperto dal Parroco Don Andrea Celli che, con il suo intervento introduttivo, nel porgere un indirizzo di saluto e un pensiero di pace ad un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, ha voluto subito dare una direzione al tema della conferenza dal titolo: “La dignità della persona umana e i suoi diritti inviolabili tra Vangelo e Costituzione”.

Don Andrea, infatti, ha ricordato un interrogativo fondamentale che ci si deve sempre porre quando ci troviamo di fronte alla questione dei diritti inviolabili, ad esempio “se alcuni diritti sono posti per la sua tutela o se alcuni diritti sono presupposti in maniera naturale dall’essenza stessa della persona” per domandarci, credenti e non credenti, “se tutto ciò è rispondente ad un progetto originario del Creatore o meno”.

La parola è passata a Mons. Bruno Forte, il quale, attraverso un suo simpatico aneddoto vissuto all’Università di Pechino, ha raccontato la bellezza e la ricchezza della Costituzione della Repubblica italiana. Sin da subito, l’Arcivescovo ha voluto aprire il suo intervento ponendo l’accento sul retroterra, sul tessuto culturale che ha dato forma e, nello stesso tempo, da cui si è elevata la Carta costituzionale del ‘48. In quel tessuto culturale, dice Padre Bruno, un grande contributo è stato certamente fornito da uno speciale “incontro di giovani”, avvenuto in estate dal 18 al 23 luglio del 1943 a Camaldoli durante la Settimana Sociale della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana). In quell’incontro, giovani cattolici universitari raccolsero ben 99 punti in un documento scritto che rappresentava per loro, dice Mons. Forte, “quello che sognavano essere il futuro del nostro Paese”. L’idea centrale che emergeva era quella della persona umana, della “dignità di ogni essere personale” e di come questa “chiara, convinta affermazione dovesse essere alla base della futura organizzazione dello Stato e della sua economia, congiunta a quelle della corresponsabilità, della cooperazione, mutualità, solidarietà nazionale.” Idee connesse a quelle della persona. Mons. Bruno Forte ha poi riccamente dissertato come si è definito il concetto di persona, a partire dal pensiero ebraico, definendolo l’“episodio gomatico” che nasce come desiderio di risposta alla domanda “chi è Cristo Gesù?”. Quell’essere persona che è “sostanza individuale di natura razionale” cita Mons. Forte richiamando Severino Boezio, primo pensatore sul concetto di persona. Temi quali la singolarità, l’originalità e il valore dignitario infinito della persona umana preziosa anche per la realizzazione della comunità che, come Mons. Forte ha spiegato molto bene, trova grandi connessioni con la Costituzione italiana.

Connessioni tra Vangelo e Costituzione, per l’appunto, riprese ed analizzate dalla Presidente Marta Cartabia, che ha cominciato il suo intervento parlando proprio della ricchezza del contributo culturale proveniente dal mondo cattolico in sede di Assemblea Costituente che, ha affermato la Presidente, riferendosi in particolare a un ordine del giorno dell’On. Dossetti, deve essere inteso come “un lavoro culturale che aveva preparato, radicato una cultura dei valori che nel momento della necessità sgorgavano come dei testi pronti non capaci di imporre una visione cristiana ai laici, ma di diventare il punto di terreno comune” soprattutto con quell’area liberale e socialista, perché “non si perdesse la dimensione comunitaria”. La Presidente Cartabia ha poi presentato una breve storia della evoluzione dei diritti, dall’Ottocento fino alle grandi rivoluzioni costituzionali europee, che segnarono una “pagina nuova” della storia italiana, europea e mondiale, facendo presente che “la storia è lì presente, urge, spinge il cambiamento, spinge quel riconoscimento a partire da un disconoscimento, considerato che è indispensabile che i diritti umani siano protetti da norme giuridiche se si vuole evitare che l’uomo sia costretto a ricorrere in ultima istanza alla ribellione contro la tirannia e l’oppressione.” Tutto questo perché, ricorda la Presidente Cartabia, la coscienza alla base di tale movimento era quella di “scrivere norme giuridiche per mettere al sicuro alcuni valori non negoziabili” della dignità della persona umana.

La Presidente Cartabia ha successivamente parlato del concetto di inviolabilità della dignità della persona umana e della sua qualificazione che assume nella declinazione giuridica, nel senso che “nemmeno con la legge del Parlamento si possono violare questi diritti, tanto che sono nate le Corti Costituzionali”. I diritti della persona nel loro contenuto essenziale sono quindi inviolabili.

Tuttavia, se l’attenzione nella cultura giuridica contemporanea alle garanzie della persona che si è sviluppata in tante direzioni è ormai più che assodata, la Presidente Cartabia, ricordando gli anni del totalitarismo, ha posto un interrogativo: “possiamo davvero stare tranquilli che i tempi bui non ritornino?” Esiste cioè un livello talmente alto in cui anche il diritto non è autosufficiente, ed è con questo avvertimento rivolto alle nuove generazioni che la Presidente Cartabia ha terminato il suo discorso richiamando alla “necessità di una cultura viva di un popolo perché quei valori che ci sono stati consegnati possano davvero continuare a segnare la nostra vita comune.”

Di seguito il video della serata e alcune foto