Mercoledì 15 novembre nell’Auditorium della nostra Parrocchia, per il Ciclo “I Grandi Registi Italiani ha avuto luogo la proiezione del film Nostalgia (2022), seguito poi da un interessante dibattito che ha visto partecipi il regista Mario Martone, don Antonio Loffredo, parroco del Rione Sanità e Giampaolo Letta Vice Presidente e Amministratore Delegato di Medusa. Il film, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 2016 di Ermanno Rea e con protagonista Pierfrancesco Favino, narra le vicende di Felice Lasco, che dopo 40 anni trascorsi tra il Libano, il Sudafrica e l’Egitto, torna nella città natale, Napoli, più specificatamente nel Rione Sanità. Qui si prende cura della madre ormai anziana e in fin di vita, e stringe un rapporto stretto con Don Luigi, al quale confessa di essere stato in adolescenza amico di quello che ora è il più pericoloso boss camorrista di Napoli, Oreste Spasiano, e di essere stato con lui responsabile dell’omicidio di un uomo. Mentre il sacerdote, nonostante un’inziale reticenza, riesce a coinvolgere Felice nelle attività della parrocchia e di accompagnamento dei giovani, Felice cerca di contattare Oreste, con il quale sostiene un breve dialogo che mostra chiaramente le direzioni diverse e opposte ormai intraprese dai due, e che purtroppo determineranno una fine tragica ed amara.

Come spiegato alla fine della proiezione dal regista Mario Martone, il film porta in scena una parabola morale, una serie di domande sulla colpa, sulla responsabilità individuale e sui sentimenti fondamentali dell’essere umano, e per fare ciò condensa nei singoli personaggi la realtà concreta di tutto un quartiere di Napoli: nel personaggio di Don Luigi, ad esempio, non vi è solo la storia di Don Antonio, bensì tutta la storia dei preti della Sanità, tutto il percorso di una comunità cristiana che ha tentato e tenta tuttora di lottare per la vita e di riscattare se stessa. Questo vuol dire che il film non va letto il chiave drasticamente negativa: lo stesso titolo, Nostalgia, non deve venire inteso come triste rimpianto, ma come labirinto che ognuno di noi ha dentro e che è necessario ripercorrere per trovarne il senso e l’uscita; allo steso modo sarebbe incompleto cogliere il messaggio della vicenda dalla coda del libro, cioè dal suo finale drammatico, ma occorre comprenderlo dal suo insieme, dalla sua totalità, che è una totalità che trasmette speranza, certo, una speranza non facile, ma pur sempre una speranza luminosa.

Di seguito il video e alcune foto: