GIOVEDÌ SANTO

La nostra Comunità si è stretta intorno al Signore per accompagnarlo nell’ora del Sacrificio più estremo.

Tutto è iniziato con la preparazione dell’Altare della Reposizione, mercoledì sera: ragazzi del servizio liturgico, adulti, membri dell’equipe pastorale e le signore che ogni settimana si curano di ornare l’altare e la chiesa di fiori secondo il calendario liturgico, si sono riuniti per organizzare la celebrazione del giovedì santo, l’altare della Reposizione e preparare la veglia.

Abbiamo scelto di dare evidenza ai simboli dei ritiri che ciascun gruppo ha vissuto in quaresima, per testimoniare il percorso comunitario che abbiamo fatto è che ci ha portato ad una partecipazione consapevole ed impegnata dei giorni più importanti della nostra fede.

La celebrazione della Messa in coena domini ha visto la partecipazione di tutta la Comunità parrocchiale, che quest’anno ha vissuto un intenso percorso quaresimale.

Tutto è stato curato, organizzato e animato, nella preghiera e nella preparazione condivisa.

I dodici scelti da don Andrea per la lavanda dei piedi sono stati individuati tra le persone immigrate e vittime di guerre e soprusi che hanno lottato per la propria vita, abbandonando tutto, affrontando viaggi della speranza per mare e per terra, in cerca di un futuro migliore. Dodici volti, tra donne, suore e bambini, adolescenti e uomini, provenienti dall’Ucraina, dall’Ecuador, dal Combo, dal Benin, dal Mali, dall’Iran che hanno sofferto per vivere testimoniando la bellezza di una vita piena.

Ecco di seguito i volti e le storie di chi ha fatto memoria del gesto di amore di Gesù nell’ultima cena.

  1. Suor Elodie, 38 anni, viene dal Congo. E’ una suora missionaria per l’evangelizzazione dei popoli e da quasi tre anni è in Italia. Ha visto la povertà e la sofferenza. Oggi è integrata nella sua comunità di suore comboniane qui a Roma.
  1. Suor Policarp, 39 anni, viene dall’Uganda. La sua vita è testimonianza di accoglienza ed integrazione. È una suora missionaria che si spende per l’evangelizzazione.
  1. Sareh Ahmadi, 30 anni, di origine iraniana. Cinque anni fa, spinta da un gran desiderio di libertà e di speranza, ha lasciato il suo paese e la sua famiglia per venire in Italia. Oggi studia farmacia presso l’università La Sapienza.
  1. 5 Katia e Lisa, mamma e figlia, ucraine, accolte nel centro accoglienza “humanitarnej” di Przemysl (Polonia), a 8 km dal confine. Decidono di mettersi in viaggio alla volta dell’Italia, su un furgone. Accolte in casa da un diacono della Diocesi di Roma e dalla sua famiglia, oggi sono ospiti della casa accoglienza della Parrocchia San Tommaso Moro a Roma.
  1. Moussa viene dal Mali. È fuggito quando era giovanissimo, ha attraversato il deserto, ha incontrato criminali, è arrivato in Libia ed è stato venduto come schiavo. È fuggito di nuovo, è salito sul barcone della speranza, rinchiuso, ammassato insieme a tanti altri disperati, per tre notti e tre giorni, senza acqua né cibo, senza terra né cielo. Oggi fa il cuoco in un ristorante italiano.
  1. Olga 36 anni, ucraina viene dalla città di Odessa. Per salvarsi, è scappata lasciando tutto: il marito e il papà, la nonna, gli affetti, la casa, il lavoro, la scuola, gli amici. A Roma ha trovato ospitalità, presso una famiglia italiana, che è diventata la sua seconda casa.
  1. Vittoria 44 anni, viene dall’Ucraina è in Italia da venti anni. A Roma svolge diverse attività di volontariato. E’ madre a tempo pieno di due bambini di 10 e 13 anni.
  1. Veronica, 49 anni, viene dal Perù. E’ in Italia da molti anni, si è ben integrata e fa parte del progetto linguistico promosso dal Centro welcome della nostra Parrocchia.
  1. Sylvie, 49 anni viene dal Benin. È in Italia da diciotto anni. Grazie alla vita parrocchiale in Benin a 19 anni ha ripreso gli studi lasciati alle elementari, per poi continuare la carriera accademica a Roma, laureandosi in giurisprudenza. Ha lavorato per diverse ambasciate e oggi si occupa di mediazione culturale ed è sempre pronta a dedicarsi a nuove esperienze professionali.
  1. William 32 anni, viene dall’Ecuador. È arrivato da tre mesi scappando dalla guerra civile. È un rifugiato ed è accolto in una struttura. E’ stato inserito in un progetto di formazione per imparare la professione di cuoco.
  1. Alberto, 40 anni, viene dall’Ecuador a 18 anni è arrivato in Italia e 5 anni fa ha aperto qui a Roma un ristorante che dà alla possibilità ai ragazzi stranieri di inserirsi nel mondo del lavoro con un tirocinio.

Parole piene di speranza quelle di don Andrea nell’omelia, rivolte alla sua Comunità, esortando a vivere questo triduo non come un memoriale lontano e distaccato dalla nostra vita, come un sacrificio incarnato della nostra fede, per farci attraversare ‘da quell’amore e da quella speranza del Cristo che non delude”. A seguire la veglia animata dall’equipe pastorale e da alcuni catechisti e animatori, sul tema “Li amò sino alla fine”, come frutto di una preghiera corale della comunità.

“Signore, ci trovi tutti qui questa sera inginocchiati davanti a Te. Una Comunità orante, che ha camminato, ha faticato, ha pregato, ha condiviso, ha ascoltato, ha servito, ha evangelizzato, ha seguito il suo pastore. Tu ci hai scelto, ciascuno nella propria unicità’, e ci hai radunato, ciascuno con il proprio gruppo di formazione perché ci sentissimo discepoli di un unico Maestro, in questo tempo e in questo territorio. Con Don Andrea e tutti i sacerdoti della comunità, abbiamo condiviso questo tempo forte che la Chiesa ci invita a vivere.

Parola ed eucarestia hanno scandito il cammino comunitario e ci hanno fatto comprendere appieno  che vita e fede fanno parte della stessa liturgia d’Amore.

E dunque desideriamo ripercorre i momenti di questa quaresima che più ci hanno uniti nella fede e nella vita fraterna: i ritiri che ciascun gruppo, dai bambini agli anziani, ha vissuto e che sono stati pensati e realizzati per noi. Lo facciamo con i simboli di questo nostro pellegrinaggio: l’albero che fiorisce a nuova vita per i bambini del catechismo che hanno sperimentato la tua misericordia, la parola perdono per il gruppo delle cresime, le piccole croci plasmate dalle mani dei giovanissimi, la corona di spine portata sulla via del martirio dai giovani, il silenzio degli universitari abitato dalla Parola, il pane azzimo consumato dagli adulti, il calice dell’alleanza che ha unito gli anziani.

Ecco Signore di cosa è pieno questa sera il nostro cuore: di quell’Amore, che al di là del simbolo, ci proietta nel Mistero della nostra Fede, dove davvero ci sentiamo amati fino alla fine.”

VENERDÌ SANTO

La comunità ha partecipato poi alla funzione del Venerdì Santo, in silenzio e in preghiera, con grande partecipazione. Una chiesa gremita ha accompagnato il Signore fino al sacrificio di Croce, ascoltando il brano della Passione di Cristo letto da due animatori della Comunità. L’assemblea in processione per adorare la Croce ha potuto inginocchiarsi davanti al suo Signore e ha offerto petali colorati, simbolo del profumo di Cristo e del suo sacrificio per l’intera umanità.

Di seguito i video e alcune foto: